nonsolo Verdi - Progetto VIADANA

domenica, aprile 13, 2008

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Tibet

PROPOSTA DI RISOLUZIONE

presentata a seguito di dichiarazioni del Consiglio e della Commissione

a norma dell'articolo 103, paragrafo 2, del regolamento

da <Daniel Cohn-Bendit, Monica Frassoni, Hélène Flautre, Eva Lichtenberger, Milan Horáček, Raül Romeva i Rueda, Mikel Irujo Amezaga, Helga Trüpel, Bart Staes e Marie Anne Isler Béguin

a nome del gruppo Verts/ALE

sulla situazione in Tibet



Il Parlamento europeo

viste le sue precedenti risoluzioni sul Tibet, in particolare quella del 15 febbraio 2007 sul dialogo tra il governo cinese e gli inviati del Dalai Lama,

vista la sua risoluzione del 13 dicembre 2007 sul vertice UE-Cina e il dialogo tra UE-Cina per i diritti umani,

vista la sua risoluzione del 7 settembre 2006 sulle relazioni UE-Cina,

vista la sua risoluzione del 6 settembre 2007 sui dialoghi e le consultazioni sui diritti umani con i paesi terzi,

visto l'articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che in Tibet, a partire dal 10 marzo 2008 – data che ha segnato il 49º anniversario della fallita rivolta tibetana contro l'amministrazione cinese – sono scoppiate proteste in tre monasteri, in cui i monaci tibetani hanno manifestato contro l'occupazione, l'assimilazione coatta e la brutale repressione politica, sociale e culturale da parte della Cina; che Sua Santità il Dalai Lama ha definito l'attuale politica cinese un "genocidio culturale"; che sono stati arrestati oltre 60 monaci e i restanti sono stati confinati all'interno dei monasteri,

B. considerando che il 14 marzo le manifestazioni di strada sono sfociate in tumulti nel centro storico di Lhasa, in cui si è assistito a scontri violenti tra cittadini tibetani e cinesi di etnia Han, ad aggressioni di commercianti nonché all'incendio e al saccheggio di piccoli negozi,

C. considerando che Sua Santità il Dalai Lama ha esortato i dimostranti a manifestare pacificamente e in maniera non violenta, rinnovando il proprio invito alla ripresa dei negoziati con Pechino, al fine di conseguire una piena e autentica autonomia politica, culturale e spirituale per il Tibet in seno alla Cina,

D. considerando che, trascorse ventiquattr'ore, gli ufficiali di polizia e le forze di sicurezza hanno scatenato la repressione contro i manifestanti, assumendo gradualmente il controllo delle zone interessate dagli scontri, e nei giorni successivi hanno perquisito i quartieri tibetani, trascinando con la forza e arrestando le persone sospette,

E. considerando che, secondo le autorità cinesi, avrebbero perso la vita venti persone, tra cui un ufficiale di polizia; considerando che invece, secondo fonti indipendenti, sarebbero 140 le persone decedute nel corso degli scontri, che si sarebbero estesi alle regioni limitrofe a maggioranza tibetana, e migliaia di persone sarebbero state arrestate,

F. considerando che il governo cinese ha dichiarato lo stato di emergenza e che sono stati chiusi negozi e templi sia nella capitale tibetana che in altre città, mentre centinaia di ufficiali di polizia paramilitare e truppe dell'esercito sono confluiti in Tibet dal resto della Cina,

G. considerando che ai giornalisti stranieri è stato negato l'accesso al Tibet ed è stato impedito di raggiungere le regioni limitrofe con un'importante popolazione tibetana; che i cronisti stranieri riusciti comunque a raggiungere il Tibet dopo gli scontri sono stati costretti ad abbandonare il paese, contrariamente all'impegno assunto dal governo cinese di garantire ai giornalisti stranieri libertà di circolazione in tutto il territorio cinese e una maggiore libertà di stampa in vista delle Olimpiadi,

H. considerando che il governo cinese sembrerebbe bloccare i siti web stranieri all'interno della Cina e censurare le trasmissioni televisive straniere sulla situazione nel Tibet; che le autorità cinesi hanno accusato i mezzi d'informazione stranieri di presentare un'immagine distorta degli avvenimenti, mostrando soltanto le riprese delle presunte aggressioni contro i cittadini di etnia Han da parte di cittadini tibetani, e hanno avviato una campagna nazionalistica anti-tibetana,

I. considerando che il buddismo tibetano e anche le altre religioni sono soggetti a restrizioni e tenuti sotto stretta sorveglianza dallo Stato; che le autorità cinesi continuano a interferire negli affari interni della gerarchia religiosa tibetana, in particolare per quanto riguarda la sostituzione del Panchen Lama,

J. considerando che il Comitato olimpico internazionale (CIO) si augurava che l'attribuzione dei Giochi olimpici alla Cina avrebbe favorito un'apertura del paese, migliorando nel contempo la situazione dei diritti dell'uomo; considerando che la Cina ha iniziato a indagare sulle opinioni politiche degli atleti olimpici,

K. considerando che andrebbe compiuto ogni sforzo per approfittare dei Giochi olimpici a Pechino e avvalersi di questa straordinaria occasione per favorire le riforme democratiche in Cina e compiere significativi passi avanti in relazione alla questione tibetana,

L. considerando che il CIO dovrebbe essere un'organizzazione della società civile attiva a livello planetario, con responsabilità non solo in ambito sportivo ma anche in quello sociale; che esso ha avuto un'iniziativa encomiabile alle Olimpiadi di Sidney del 2000, allorché, durante la cerimonia di inaugurazione, la fiaccola olimpica è stata accesa dall'atleta aborigeno Cathy Freeman,

M. considerando che la situazione dei diritti dell'uomo in Cina non ha registrato alcun miglioramento, come dimostrato dai cinque anni di reclusione cui è stato condannato il 24 marzo l'attivista per i diritti umani Yang Chunlin, accusato di atti sovversivi contro lo Stato per aver fatto circolare una lettera aperta dal titolo "Vogliamo i diritti dell'uomo non le Olimpiadi",

N. considerando che il dialogo UE-Cina sui diritti dell'uomo, avviato nel 2000, non ha prodotto finora alcun risultato tangibile; che l'assenza di progressi è imputabile altresì allo scarso coordinamento ed efficacia della politica estera comune dell'Unione europea nei confronti della Cina,

O. considerando che nella riunione informale (Gymnich) del 29 marzo 2008 a Brdo, i 27 Ministri degli Affari esteri dell'Unione europea hanno discusso della situazione in Tibet senza adottare nessun provvedimento significativo e sostanziale riguardo alla continua repressione cinese nei confronti della popolazione tibetana,

1. condanna con veemenza tutti gli atti di violenza perpetrati nelle strade di Lhasa e in Tibet ed esprime il proprio cordoglio alle famiglie delle vittime;

2. condanna altresì fermamente la brutale repressione delle manifestazioni tibetane da parte delle forze di sicurezza cinesi ed esprime profonda inquietudine per la politica di assimilazione della Repubblica popolare cinese nei confronti del Tibet e di altre minoranze, come quella degli Uyghurs;

3. chiede che sia condotta un'inchiesta internazionale indipendente sui tragici avvenimenti in Tibet ed esorta le autorità cinesi a garantire ai cronisti stranieri libero accesso a tale regione e in quelle limitrofe, lasciandoli svolgere liberamente il proprio lavoro;

4. esprime altresì profonda preoccupazione per i numerosi arresti avvenuti dopo le manifestazioni (oltre 400 persone imprigionate a Lhasa) e chiede l'immediata liberazione di tutti i manifestanti pacifici, che esercitavano i loro legittimo diritto alla libertà di espressione;

5. deplora che le sei tornate negoziali tra le autorità di Pechino e i rappresentanti del Dalai Lama siano state inconcludenti ed appoggia l'invito del Dalai Lama alla ripresa dei negoziati tra le due parti; si attende che tali negoziati siano ripristinati prima delle Olimpiadi e chiede alle autorità cinesi di dar prova di buona volontà invitando il Dalai Lama alla cerimonia inaugurale dei Giochi; invita i leader dell'Unione europea a non partecipare alla predetta cerimonia in assenza di progressi per quanto riguarda la questione tibetana;

6. rinnova a tale proposito il proprio invito al Consiglio a designare un inviato speciale per le questioni tibetane, allo scopo di promuovere il dialogo tra le parti e seguire da vicino i negoziati una volta che saranno ripresi;

7. invita la Cina a onorare i propri impegni in materia di diritti dell'uomo e delle minoranze e di stato di diritto; esorta inoltre la Cina a non abusare dei Giochi olimpici del 2008 arrestando dissidenti, giornalisti e attivisti per diritti umani al fine di evitare manifestazioni e coperture mediatiche imbarazzanti;

8. invita la Repubblica popolare cinese a consentire che i cittadini tibetani feriti ricevano cure mediche adeguate e quelli che sono stati arrestati possano beneficiare di un'assistenza giuridica;

9. chiede alla Cina di autorizzare un organismo indipendente a incontrare Gedhun Choekyi Nyima, il Panchen Lama del Tibet, e i suoi genitori, come richiesto dalla Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dell'infanzia, e di astenersi dall'interferire nelle questioni religiose;

10. deplora il fatto che, nonostante le aspettative del CIO e della comunità internazionale, la Repubblica popolare cinese continui nondimeno a commettere gravi violazioni dei diritti dell'uomo e delle minoranze;

11. invita le autorità cinesi a garantire al Commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo e alle agenzie dell'ONU un invito permanente a visitare il Tibet; esorta il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo di Ginevra (3-28 marzo 2008) a condannare le violazioni dei diritti dell'uomo da parte della Repubblica popolare cinese;

12. chiede alla Repubblica popolare cinese, nell'ambito del dialogo per i diritti dell'uomo con l'Unione europea, ad autorizzare gli osservatori comunitari a recarsi in Tibet affinché possano valutare la situazione in maniera obiettiva; esorta la Commissione a prendere l'iniziativa in tal senso;

13. esorta la Repubblica popolare cinese a porre termine alla politica di indagare e giudicare gli atleti olimpici sulla base delle loro convinzioni politiche e ad astenersi dal prendere in considerazione la possibilità di escluderli dalle Olimpiadi qualora dissentano dalla posizione ufficiale del governo cinese;

14. si rammarica per l'assenza di una politica comunitaria coordinata e coerente nei confronti della Cina e per il fatto che la linea di condotta dell'Unione europea si sia contraddistinta finora da una concorrenza scatenata tra i leader dell'Unione, interessati unicamente a siglare contratti lucrativi con le autorità cinesi a scapito dei diritti dell'uomo; deplora altresì che il rispetto dei diritti umani non sia un criterio per la scelta del paese che ospita i Giochi olimpici;

15. invita pertanto l'Unione europea e gli Stati membri a prendere seriamente in considerazione azioni comuni nei confronti della Repubblica popolare cinese qualora la situazione non dovesse migliorare, tra cui eventualmente il boicottaggio integrale delle Olimpiadi, e a riesaminare il partenariato strategico con la Cina;

16. esorta la Cina a ratificare senza ulteriore indugio, e comunque prima delle Olimpiadi, la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici;

17. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai parlamenti degli Stati membri, al Presidente e al Primo ministro della Repubblica popolare cinese e al Comitato olimpico internazionale.